La qualità degli ecosistemi agricoli italiani è tenuta sotto controllo dalle postazioni BeeNet, più di 300 e diffuse sull’intero territorio nazionale. Ma come sono fatte? E come funzionano?
Ognuna di esse è costituita da cinque alveari in buona salute, seguiti costantemente da un apicoltore. Ogni alveare viene monitorato da un operatore BeeNet, una figura con le competenze specifiche per la rilevazione di numerosi parametri e per la raccolta di campioni.
Un operatore BeeNet tiene traccia, grazie ai dati forniti dall’apicoltore, del tipo di conduzione dell’alveare e degli eventuali cambiamenti avvenuti nell’ambiente in cui è inserita la postazione.
Inoltre stima la vitalità dell’alveare tramite alcune misure:
- L’attività di volo delle api, ottenuta con il numero di api in uscita dall’arnia in un determinato lasso di tempo
- La forza delle colonia, un parametro ottenuto dall’analisi visiva dei favi e che stima quantitativamente il numero di api di un alveare, la percentuale di uova deposte e di larve presenti nelle cellette.
- La presenza dell'ape regina, fondamentale per la funzionalità dell'alveare, e delle celle reali.
- La presenza di miele, con una stima quantitativa simile a quella della forza della colonia.
- La presenza di pane d’api, ossia il polline crudo stoccato nelle cellette.
Oltre a ciò l’operatore BeeNet preleva dei campioni di api bottinatrici (le api più anziane deputate all’esplorazione dell’ambiente) e di pane d’api, prelevato in più punti in maniera che sia rappresentativo dell’alveare. I campioni vengono conservati a bassa temperatura (-18 oC) e inviati in laboratori specializzati per rilevare la presenza di residui chimici e patogeni. In questo modo si riesce ad avere dati sulla presenza di agrofarmaci (pesticidi), sulle proprietà nutrizionali del polline e sullo stato di salute dell’alveare.
Monitoraggio ambientale con le api