Un risultato sorprendente reso possibile dalla rete BeeNet è il ruolo potenzialmente virtuoso che può avere la “falsa camomilla” (Erigeron annuus) in un ecosistema.
La falsa camomilla è una pianta proveniente dal continente nord-americano. Fu importata in Europa nel 17o secolo per fare bella mostra di sé nel Jardin des Apothicaires di Parigi, il giardino curato da Jean Robin, botanico reale che diede il suo nome alla robinia. Ben presto l’Erigeron, uscì dalle mura dell’orto botanico parigino per diffondersi, impollinato da una grande varietà di api, nel continente.
Non essendo una specie originaria dei nostri ecosistemi, è da considerarsi aliena; quando una specie aliena si diffonde in modo non controllato, viene definita invasiva; se poi la sua diffusione è tale da non poter più essere rimossa dall’ambiente, viene anche indicata come naturalizzata (come il caso dell’acacia da cui si produce il pregiato miele). Oggi Erigeron annuus è comune in tutta Europa; è naturalizzata in centro Italia e Sicilia, mentre è più sporadica al sud. Nel nord Italia è considerata una specie invasiva.
Normalmente le specie invasive sono considerate dannose perché in un ecosistema creano uno squilibrio nei rapporti tra specie, cambiando anche pesantemente i tratti distintivi di un habitat. Privi di predatori e/o di parassiti naturali, questi organismi possono anche moltiplicarsi enormemente: il caso probabilmente più famoso è quello dei conigli importati in Australia che hanno causato danni incommensurabili alla flora del paese. Una pianta proveniente da un altro ambiente, può attrarre più api rispetto alla flora locale, diminuendo così il successo riproduttivo di quest’ultima. Ma può una specie aliena, seppur invasiva, contribuire alla salvaguardia delle api in un momento così critico per loro?
Il progetto BeeNet ha la possibilità di valutare direttamente in campo il rapporto tra flora e api.
Nel 2021 ha preso in esame il caso di Erigeron annuus , dal momento che questa specie era stata frequentemente registrata in agroecosistemi italiani. L’analisi è stata condotta su dati raccolti da marzo a ottobre in due siti nella regione Piemonte (provincia di Cuneo), facenti parte della rete Api Selvatiche: uno era un agroecosistema intensivo, l’altro un agroecosistema seminaturale sito nella Zona Speciale di Conservazione “Boschi e Rocche del Roero”. In entrambi si è provveduto a studiare la presenza di finta camomilla presente ai margini dei campi e le api impollinatrici che si nutrivano e raccoglievano polline su di esse.
Dato che si conoscono le interazioni delle varie specie di api con le altre piante presenti nella comunità ecologica, i ricercatori BeeNet hanno potuto valutare che esiste una certa diversità tra i due ambienti di studio: nell’agroecosistema intensivo le specie di apoidei trovati su Erigeron annuus visitano frequentemente anche altre specie vegetali; nell’ambiente seminaturale gli apoidei catturati su E. annuus invece interagiscono poco con le altre piante. Mentre molte piante mostrano un’attrattività discontinua per le api – che talvolta si azzera nel pomeriggio – la falsa camomilla ha sempre mantenuto un numero costante di visite. L’ipotesi è che questa specie possa fornire ricompense (nettare e polline) con continuità alle api anche nei periodi in cui il nutrimento naturalmente fornito dalle specie native scarseggia.
Non è ancora accertato il ruolo generale di Erigeron annuus nell’ambiente, ma potrebbe almeno rappresentare una risorsa importante per il sostentamento della comunità degli insetti impollinatori grazie alla sua giornaliera disponibilità di risorse e alla sua ampia diffusione.
Foto: Enrico Blasutto su Wikipedia
Monitoraggio ambientale con le api