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19 Gennaio 2024

L'impatto dell'ape aliena sulle nostre api selvatiche

Gli impollinatori “alieni” che arrivano in Italia rischiano di competere per le risorse con quelli locali? Uno studio supportato da BeeNet conferma il rischio nel caso di Megachile sculpturalis.

L’ape gigante della resina (Megachile sculpturalis) è chiamata così per le sue dimensioni e perché utilizza la resina delle piante come materiale principale per costruire e sigillare i suoi nidi. È un’ape originaria del sud-est asiatico apparsa in Italia nel 2009; vola d’estate, tra giugno e settembre, e nidifica in cavità che trova nell’ambiente, come i fori nei tronchi o nelle canne. Ed è un insetto alieno di successo: la sua facilità di nidificazione, favorita dalla dispersione dovuta al commercio internazionale, l’ha portata in pochi anni negli USA e in Europa (in Italia nidifica nel settentrione e in Toscana).

Quest’ape alloctona entra in competizione con gli impollinatori locali, rischiando di accelerarne il declino? Per rispondere a questa ed altre domande un gruppo di ricercatori facenti capo al gruppo apidologia del CREA, all’Università di Lille in Francia e a quella della California, hanno osservato per tre anni consecutivi (2016-2018) il comportamento di individui di ape gigante della resina nidificanti al bee hotel sperimentale del CREA-AA di Bologna. Gli scienziati hanno studiato aspetti di questi animali ancora poco definiti: come nidificano, quali materiali vengono usati per il nido, l'architettura del nido e le loro preferenze alimentari, ovvero quale polline raccolgono nell'ambiente per nutrire le larve. Complessivamente sono state messe sotto osservazione 166 api di questa specie, descrivendone parametri come il diametro della cavità del nido e il numero di celle dove viene deposta la covata. Il lavoro è stato pubblicato sul Bullettin of Entomological Research.

La tipologia di polline raccolto dalle api giganti è però il dato che fornisce indizi su quanto possano entrare in competizione con le api locali. Raccogliendo i granuli presenti nei nidi, i ricercatori hanno scoperto che le api "aliene" per nutrire le proprie larve hanno scelto in maniera esclusiva (99,9%) il polline di una pianta ornamentale asiatica, l’acacia del Giappone (Styphnolobium japonicum), un fatto suggerito anche da precedenti studi (nell’area di volo delle api c'erano anche molte altre specie di piante in fiore, tra orti, parchi pubblici e giardini privati). È lo stesso polline raccolto – anche in questo caso in maniera praticamente esclusiva (97,1%) – dalle api cardatrici (genere Anthidium), nidificanti nello stesso bee hotel e anch'esse messe sotto osservazione dai ricercatori. Sembra dunque che le due tipologie di api possano competere, oltre che per i siti di nidificazione, anche per le risorse alimentari delle larve, un dato che si aggiunge ad altre osservazioni compiute da svariati gruppi di ricerca internazionali che avevano già notificato un certo grado di competizione tra Megachile sculpturalis e api del genere Osmia, Isodontia, Heriades e Xylocopa.

La scoperta – di fatto una sovrapposizione di nicchia ecologica - sollecita la messa in opera di azioni di mitigazione per ridurre la diffusione dell’ape gigante della resina. I bee hotel - opportunamente modificati per minimizzare il numero di celle di covata dell’ape aliena – potrebbero ad esempio fungere da strumenti di monitoraggio della presenza dell’ape gigante della resina, mentre una riduzione dell’uso di acacia del Giappone come pianta ornamentale in città potrebbe ridurre le risorse disponibili per la specie invasiva.

Monitoraggio ambientale con le api


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