O meglio: lo fanno i ricercatori di BeeNet, che hanno rilevato la presenza di molti residui di pesticidi nel pane d'api raccolto nelle biocentraline della Regione.
In Italia più del 40% delle superfici sono agricole. Diventa quindi essenziale capire se la conduzione di campi, frutteti e vigneti rischia di colpire gli insetti impollinatori, anche alla luce dei nuovi regolamenti europei che proprio per tutelare la biodiversità mirano a ridurre sostanzialmente la presenza di pesticidi nell’ambiente. Ad accendere una luce su cosa sta accadendo tra i campi, per quanto parziale, interviene una ricerca BeeNet condotta in Emilia-Romagna che ha analizzato campioni di pane d'api raccolti tra il 2021 e il 2022, offrendo così uno spaccato delle pratiche agricole utilizzate in una regione caratterizzata da agricoltura intensiva.
La ricerca – pubblicata su Science of the Total Environment - ha identificato ben 63 diverse tipologie di pesticidi nei campioni: la grande maggioranza dei campioni (84%) conteneva almeno un principio attivo, mentre il 72% ne conteneva almeno due. I ricercatori hanno stimato che il 7% dei campioni di polline fosse rischioso per la sopravvivenza delle api da miele.
È stata poi rilevata la presenza di prodotti illegali: quindici tra i pesticidi trovati nel pane d’api non sono approvati nell'UE come prodotti fitosanitari. La presenza di 7 di essi nell’ambiente è in qualche modo giustificabile, come ad esempio per la dieldrina – un membro di quella “sporca dozzina” di pesticidi, proibiti dalla Convenzione di Stoccolma del 2001 – ma che persiste per decenni nell’ambiente, oppure per l’amitraz, illegale sui campi ma permesso come acaricida all’interno degli alveari. La gran parte degli altri pesticidi proibiti riscontrati all’interno degli alveari sono però un possibile indizio di pratiche scorrette o pericolose, riconducibili ad un uso illegale dei prodotti fitosanitari o anche alla loro persistenza nella cera riciclata usata negli alveari, un prodotto piuttosto comune in apicoltura e che non è soggetto a controlli obbligatori.
Lo studio ha evidenziato anche un legame tra i dati e le condizioni ambientali: rispetto al 2022 nel 2021 infatti si sono trovati più principi attivi- e più tossici per le api – probabilmente in virtù delle locali condizioni siccitose che non hanno consentito una diluizione dei pesticidi. Inoltre, è stata rilevata una correlazione positiva tra l'estensione dei frutteti e il rischio di tossicità per le api: una scoperta che purtroppo non sorprende, dato l’elevato uso di pesticidi in questo tipo di coltivazioni.
:: Per approfondire (link attivo fino al 9 agosto 2024)
Monitoraggio ambientale con le api