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17 Febbraio 2025

Cosa ci può dire il pane d'api

Il gruppo di ricerca di BeeNet ha pubblicato nuovo articolo, un'importante tappa nella comprensione di come le caratteristiche del paesaggio agricolo influenzano la raccolta di polline da parte delle api mellifere.

Le api mellifere dipendono dal polline come principale fonte di proteine e nutrienti essenziali. Una dieta ricca e diversificata aiuta a rafforzare la loro salute e a migliorarne la resistenza agli stress ambientali. Tuttavia, la semplificazione degli agroecosistemi, caratterizzata da poche specie dominanti con fioriture limitate nel tempo, può ridurre la disponibilità di risorse alimentari per le api, compromettendo così il loro benessere.

Per indagare questi aspetti i ricercatori BeeNet si sono concentrati sul pane d’api: una sostanza fermentata prodotta dalle api a partire dal polline raccolto e mescolato con nettare, miele ed enzimi salivari. Questa miscela viene immagazzinata nei favi e subisce un processo di fermentazione lattica, che ne migliora la conservazione e la digeribilità. Il pane d'api rappresenta una fonte essenziale di proteine, aminoacidi, vitamine e minerali per le api, contribuendo al loro sviluppo e alla salute dell'intera colonia.

Sono stati raccolti campioni di pane d'api da 25 apiari situati in Emilia-Romagna nei mesi di marzo e giugno del 2021 e 2022. Successivamente, sono stati analizzati la diversità pollinica e il contenuto proteico dei campioni, mettendo in relazione questi dati con la composizione e l'eterogeneità del paesaggio circostante, entro un raggio di 1500 metri - considerato la distanza media raggiunta da un'ape in esplorazione del territorio - da ciascun apiario.

Dall'analisi dei dati è emersa la presenza di 138 taxa pollinici, principalmente appartenenti alle famiglie Fabaceae, Rosaceae e Asteraceae. In entrambi gli anni, la diversità del polline è risultata più elevata nei campioni raccolti a giugno rispetto a quelli di marzo. Per quanto riguarda il contenuto proteico, sono stati osservati valori più alti nel 2021 rispetto al 2022 e, solo nel 2022, un incremento nei campioni di giugno rispetto a quelli di marzo.

Inoltre, con analisi spaziali, sono stati classificati i 25 siti in base alle caratteristiche del paesaggio, individuando tre gruppi distinti: il primo caratterizzato da terreni prevalentemente coltivati a seminativi, il secondo da un mix di seminativi e aree boschive, e il terzo da un mosaico di seminativi e colture permanenti. Il primo gruppo ha mostrato una minore eterogeneità del paesaggio, ma la composizione pollinica tra i gruppi non ha mostrato differenze significative. Ciò suggerisce che le api potrebbero estendere la loro area di foraggiamento oltre il raggio di 1500 metri in ambienti più omogenei, come quelli del primo gruppo. Tuttavia, la diversità pollinica è risultata maggiore nel terzo gruppo, probabilmente grazie alla presenza di numerose specie arboree da frutto e flora spontanea.

Questi risultati evidenziano il ruolo cruciale della diversità del paesaggio agricolo nella disponibilità di risorse per le api mellifere. La promozione di agroecosistemi più eterogenei, con una varietà di colture e flora spontanea, può rappresentare una strategia efficace per supportare la salute delle api e favorire un apicoltura sostenibile.

L’articolo completo può essere consultato al seguente link:  https://rdcu.be/d9Oa8

Monitoraggio ambientale con le api


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