A scuola studiamo cosa sono gli ecosistemi: una fitta rete di relazioni che lega l’insieme degli organismi viventi agli aspetti “non viventi” di un ambiente, come le rocce, il tipo di terreno, la temperatura, la luminosità e così via. Questo gomitolo di rapporti, alimentato dall’energia del Sole - che trasforma gli stati dell’acqua e innesca la fotosintesi – è in costante mutamento: lo deduciamo intuitivamente, ad esempio, quando cambiano le stagioni e quando con esse si trasforma il paesaggio. Eppure l’ecosistema è in un suo equilibrio, seppur dinamico: la comunità biologica è infatti stabile, è in grado di autoregolarsi e di reagire ai cambiamenti (omeostasi). In un ecosistema maturo la componente biotica (animali, funghi, piante, microrganismi) è difatti ben adattata a quella abiotica (ambiente fisico). E normalmente l’indicatore della complessità di un ecosistema è l’alta biodiversità: maggiore la biodiversità, maggiore il suo equilibrio.
L’agro-ecosistema è diverso. È anch’esso un ecosistema, con tutte le sue reti e relazioni. Ma è progettato dall’uomo con una precisa finalità: la produzione di cibo. La sua biodiversità è controllata esternamente, eliminando specie vegetali e animali in competizione per le risorse che servono all’uomo (sono le cosiddette erbacce e gli insetti nocivi) ed è scarsa, dato che l'agro-ecosistema non può evolvere naturalmente. In questo, l’agro-ecosistema assomiglia ad un ecosistema naturale giovane, in corso di maturazione: ad esempio, quello di un terreno vergine colonizzato da piante pioniere, caratterizzato da una certa semplicità della comunità biologica.
L’agro-ecosistema però differisce da qualsiasi ecosistema naturale. In primo luogo, perché la sua biomassa è costantemente sottratta. La maggior parte della materia biologica di un agro-ecosistema viene asportata per essere trasformata in cibo. Questa in natura verrebbe invece completamente degradata e riciclata localmente, alimentando la biodiversità della catena del detrito. Anche per questo motivo l’agro-ecosistema è fragile. Per sopravvivere ha bisogno di un costante input di energia, quello che in ecologia è chiamato energia ausiliare, ossia un’energia distinta da quella del Sole che, in pratica, serve a far funzionare i mezzi meccanici, a migliorare geneticamente le specie coltivate o allevate, e a produrre e distribuire i mezzi chimici come i fertilizzanti e i pesticidi: tutti aspetti che rendono efficiente la produzione di biomassa.
È nella gestione degli agro-ecosistemi che si annida il pericolo. A più riprese infatti si sta evidenziando come il modello intensivo di agro-ecosistema minacci la sua stessa esistenza. Riducendo la biodiversità generale infatti rischia di ridurre anche la presenza di specie impollinatrici come le api, che sono responsabili del 76% della produzione alimentare (dati UE). È evidente che un’agricoltura che utilizza questo modello in modo predominante mina le sue stesse basi. Esistono però altri modelli di agro-ecosistemi, basati ad esempio su un buon tasso di riciclo della biomassa prodotta e/o con input energetici ridotti e rinnovabili.
In che condizioni è la biodiversità e la salute dei nostri agro-ecosistemi? Rispondere a questa domanda, in un Paese come il nostro, è cruciale. L’ambiente italiano è prevalentemente costituito da agro-ecosistemi: sono il 52,07% della superficie nazionale (considerando il dato cartografico nazionale riportato dal CORINE 2018, sommando le superfici coltivate tutte insieme, escludendo quindi aree naturali e urbane).
Le due reti BeeNet – verificando il benessere, la presenza e l’abbondanza delle api negli agro-ecosistemi – vogliono capire in che direzione stiamo andando. La Rete Api Selvatiche rileva presenza e abbondanza di questi impollinatori, dati che vengono messi in relazione all’ambiente circostante, individuando due estremi (l’agro-ecosistema intensivo e quello seminaturale). La Rete Api Mellifere con le sue bio-centraline, riportano lo stato generale del benessere delle api da miele che viene messo in relazione all’ ambiente circostante gli alveari.
Monitoraggio ambientale con le api