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12 Gennaio 2023

Emilia-Romagna: ecco l’identikit dei patogeni delle api

Perché collassano le popolazioni di api da miele? Non c’è dubbio che un ruolo importante lo giochino i patogeni delle api che, complice anche il cambiamento climatico, potrebbero diffondersi ulteriormente nei prossimi anni. BeeNet sta monitorando questi agenti biologici nella popolazione delle api mellifere italiane, nella consapevolezza che queste malattie possono colpire anche le api selvatiche.

Un primo risultato è quello che descrive lo stato sanitario delle biocentraline dell’Emilia-Romagna nel 2021. Per lo studio – i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Veterinary Sciences – sono state campionate delle api operaie di ciascuna delle 31 postazioni di monitoraggio della regione per cercare tramite analisi molecolare le tracce di quei patogeni (virus, funghi e protozoi) non soggetti a denuncia veterinaria.

Dai dati non è emersa nessuna particolare novità per Nosema ceraneae, un fungo unicellulare (microsporidio) esotico capace di portare al collasso di un’intera colonia, il cui livello di infezione (42,9%) è risultato inferiore ad altri paesi europei e simile a quanto rilevato in Italia circa 10 anni fa. Come ci si aspettava, il patogeno più diffuso (56%) è risultato il virus delle ali deformi (DWV), considerato il patogeno delle api con maggior prevalenza nel continente europeo. Il DWV, seguendo le infestazioni dell’acaro varroa (Varroa destructor) che ne è vettore, ha infettato il 68% degli alveari emiliano-romagnoli dello studio, un dato in linea con un dato registrato l’anno prima in un’area simile, il Veneto.

Il secondo patogeno per prevalenza (48,5%) è stato il virus della paralisi cronica (CBPV) presente in quasi la metà dei campioni di api: un dato preoccupante dato che nel biennio 2009-2010 la prevalenza di questo patogeno in Italia era stimata solo all’8%, segno del fatto che – come sta rilevando la ricerca internazionale – questo virus nell’ultimo decennio abbia abbandonato un andamento stagionale per diventare stabile durante l’anno. Le infezioni da virus delle paralisi acuta (ABPV) e virus Kashmir (KBV) sono invece state più contenute (7,3% e 0,8%, rispettivamente).

BeeNet si è occupato anche di un monitoraggio poco esplorato in Italia, quello delle infezioni da tripanosomatidi (Lotmaria passim, Crithidia mellificae e C. bombi), protozoi che stanno attirando le attenzioni della ricerca per i loro possibili effetti dannosi, soprattutto in sinergia con Nosema ceraneae. Su questo fronte le biocentraline emiliano-romagnole non hanno rilevato alcuna infezione, a differenza di quanto riscontrato in Veneto dove Lotmaria passim, il tripanosomatide maggiormente diffuso a livello globale, ha registrato un’alta prevalenza (48,8-62,2%).

Il monitoraggio ha rilevato anche un possibile legame tra infezioni e clima. L'infezione da DWV è risultata infatti maggiormente correlata a quella da Nosema in Romagna, rispetto a quanto rilevato in Emilia. Nel 2021, in Romagna è stata registrata una temperatura media più alta (17 °C) rispetto all'Emilia (14 °C): questo dato potrebbe aver contribuito ad una maggiore replicazione sia del fungo Nosema che della varroa (vettore di DWV): un nuovo indizio di come l’emergenza climatica potrebbe nel futuro prossimo provocare un aumento della presenza di patogeni.

 

 

Monitoraggio ambientale con le api


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