Apimondia è la federazione mondiale delle associazioni dedicate all’apicoltura. Ogni anno organizza una conferenza di ampio spettro che copre tutte le tematiche legate allo sviluppo dell’apicoltura e alle ultime evidenze scientifiche nell’apidologia, lo studio delle api. Per l’edizione 2023 – svoltasi in Cile dal 4 all’8 settembre – i ricercatori di BeeNet hanno scelto alcuni studi di punta prodotti all'interno del progetto.
BeeNet, in Cile, si è presentata al mondo in una conferenza dedicata al tema della sostenibilità. Nella presentazione pubblica - affidata al giovane ricercatore Giovanni Cilia - il progetto ha scelto di mostrare il proprio approccio quantitativo per predire lo spillover, ovvero la trasmissione di patogeni tra le varie specie di api (un fenomeno che sempre più evidente, ad esempio qui e qui): l'uso di modelli statistici.
Nella sessione poster, BeeNet ha mostrato al mondo delle ricerca globale come funzionano i suoi due sistemi di monitoraggio (la rete api mellifere e la rete api selvatiche) spiegandone le diverse nature e risultati attesi. È stata anche l’occasione di presentare i primi dati emersi, da quelli sulla composizione delle api selvatiche negli agroecosistemi di studio – è Andrena il genere più rappresentato, al secondo posto Lasioglosslum – fino alla presenza di fitofarmaci che intercettano le api nei campi italiani (con un dato significativo: il 66% per cento dei campioni rilevati contiene almeno 1 pesticida). Inoltre sono stati resi pubblici anche i risultati di un progetto innovativo: usare le api domestiche per la sorveglianza epidemiologica delle resistenze microbiche agli antibiotici. Obiettivo dell’indagine era quello di trovare la presenza di microrganismi resistenti alla colistina, un antibiotico di vecchia data (è stato sintetizzato alla fine degli anni ’40 del secolo scorso) ma ancora ampiamente usato dai veterinari in Italia, con il conseguente rischio di sviluppo di ceppi batterici con resistenza genetica al farmaco. Si tratta di un aspetto critico, ma ancora poco studiato. BeeNet ha voluto così testare le api per capire se possono essere uno strumento di monitoraggio attivo del fenomeno. Circa 100 colonie di api tra il 2021 e il 2022, in Emilia-Romagna, sono state quindi periodicamente campionate, per cercare sul loro corpo e nel loro tratto gastro-intestinale la popolazione batterica presente. Successivamente il patrimonio genetico dei batteri è stato analizzato per scoprirne i geni della resistenza agli antibiotici. Risultato: sulle api sono stati studiati 257 ceppi batterici, 176 di essi (68,5%) sono risultati resistenti.
I dati ottenuti mostrano così che il sistema funziona: le api hanno tutte le potenzialità di identificare sia la presenza che la distribuzione ambientale di specifici geni di resistenza.
Monitoraggio ambientale con le api